Anch’io sono un fruitore di libri e seminari di crescita personale da una dozzina d’anni. Per dieci anni ho seguito formatori e trainer di ogni genere e letto oltre 400 libri “a tema”.
Certo, prima di parlare di “crescita personale”, bisognerebbe essere un po’ più precisi.. perché può voler dire tutto o niente… Magari avere anche il coraggio di parlare di persone specifiche, perché no. In caso contrario, secondo me, non si fa un gran buon servizio…
Al di la dello stile dell’articolo – che mostra una prospettiva critica nei confronti del mondo della crescita personale per suscitare (giustamente) interesse e trovare consensi – commento volentieri sui contenuti.
Alcuni aspetti criticati mi sembrano il frutto di distorsioni cognitive personali o condivise, più che di ciò che viene “dichiarato” da formatori & co. Esempio: chi ha mai detto che la crescita sia lineare? Il fatto che nelle storie si mettano spesso in luce i successi non significa che vi siano stati solo quelli. Per quanto mi riguarda, nella maggior parte dei casi, ho ascoltato racconti di molti fallimenti prima di poter raccogliere risultati positivi.
In merito a “non esiste alcun segreto”: nella mia esperienza ci sono informazioni determinanti la cui acquisizione trasforma sostanzialmente la vita. Entrare in contatto con quelle informazioni, di per sé, rende l’esistenza differente, perché non possiamo far finta di non sapere qualcosa che sappiamo.
Sappiamo bene tutti e due (spero) che alcuni “stili” di comunicazione servono a creare maggior interesse e una tensione al cambiamento. Il fatto che un’informazione venga definita segreto serve a questo, niente di più. Se poi questa informazione non è mainstream… beh… io credo che si possa considerare giustamente “un segreto”.
Aggiungerei anche che il buon senso serve a poco, se non appoggia su basi di informazione, conoscenza e consapevolezza solide. Esempio: il buon senso potrebbe suggerirmi di aiutare una persona in difficoltà, ma se mi rendessi conto che quella persona si è creata quella situazione per riuscire a superarla con le proprie forze… beh… forse il mio buon senso non sarebbe poi così buono in quella situazione.
In merito a “non hai bisogno di nessun guru”, due questioni: da sempre l’essere umano segue maestri, perché possano fornirgli informazioni e guidarlo verso una consapevolezza, perché possano portar luce soprattutto in momento di difficoltà profonda e oscurità. Maestri, mentori o guru (portatori di luce) possono essere molto utili.
In secondo luogo siamo tutti più o meno dipendenti da un’incredibile quantità di cose e persone.
Credere di poter “debellare totalmente” la dipendenza è… semplicemente un’utopia.
(Dipendiamo dal cibo e dall’acqua per sopravvivere, ti stai occupando di questa “dipendenza” per risolverla??)
Spesso la dipendenza nasce dall’insicurezza delle persone e dal loro rifiuto delle responsabilità, non per forza dal desiderio di “creare dipendenza” del guru.
L’uso strumentale del koan “Se incontri il Buddha per strada, uccidilo.”… beh… mi fa venir voglia di chiederti: sai cos’è un koan e a cosa serve?
Come ho scritto, anch’io sono un fruitore di libri e seminari di crescita personale da una dozzina d’anni. Per dieci anni ho seguito formatori e trainer di ogni genere e letto oltre 400 libri “a tema”.
Oggi sono uno di quelli che le cose che ha appreso vuole passarle ad altre persone, perché possano crescere ed essere più consapevoli di sé.
Forse chi non ha mai fatto questo “mestiere” (perché non lo considero un lavoro, ma sicuramente un mestiere si!) non può capire quanto sia difficile trovare un buon equilibrio fra etica, sopravvivenza (o vita agiata) e desiderio di aiutare se stessi e gli altri allo stesso tempo.
Nessuno si stupisce se un architetto, un ingegnere o un idraulico chiede soldi (o costruisce un business) sulla propria competenza e abilità, mentre molti si stupiscono se la stessa cosa la fa un esperto di discipline che fanno crescere… chissà perché!